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FIORI DI SOGNI

  • di Sabrina Massini

Andrea Roggi è uno scultore. Definizione problematica per il nostro tempo, dove la terza dimensione artistica si è allargata ben oltre i canoni e le tecniche classiche. Andrea ha costruito un proprio linguaggio all'interno della tradizionale tecnica scultorea, esplorando e scegliendo i materiali in funzione del tema. Per meglio aderire al proprio intento ha voluto rendersi artefice totale delle sue creazioni: è lui, infatti, che progetta, scolpisce, fonde ogni opera.

In questo modo ha stabilito uno stretto legame tra il soggetto e la materia di cui è fatto. Vediamo cosi il bronzo collegato, anzi letteralmente fuso, con l'immagine umana, mentre terracotta, marmo, gesso o altre pietre si adoperano per visualizzare sogni e pensieri. Questo continuo flusso, a cominciare dall'idea fino all'opera finita, rafforza enormemente l'impatto visivo e spinge l'osservatore a fermarsi, a girare intorno a chiedersi. La funzione straniante e comunicativa dell'arte e cosi ben figurata.

Ma lo scultore non si ferma qui, sulla soglia dell'immagine, vuole lasciare un messaggio, visualizzare aspetti del vissuto alla ricerca dei principi che lo regolano e gli danno senso. E in quest'ottica che nascono le sfere, ciascuna raffigurante un aspetto della vita dell'uomo: nascita, incontro amore, dolore ecc.... Sfera e cerchio sono da sempre simboli forti, pur con significati diversi all'interno di differenti culture, e nell'accezione di energia vitale accompagnano tutta la produzione di Roggi. Da qui, da questa circolarità onnipresente, il titolo della mostra.

Le piccole sfere, dorate e non, presenti in tutte le opere dello scultore sfuggono alla semplice necessita di filo conduttore visivo; raffigurano invece l'energia e la forza del pensiero umano, capace di trasformare la materia, di farla esistere alla luce di altre e più profonde valenze. Si trovano pertanto in soggetti antropomorfici, vedi Primavera, ma anche in rappresentazioni naturalistiche, vedi Cipresso, per indicare il processo di trasformazione del paesaggio. In ogni caso, l'intento primario e quello di simboleggiare la capacita creatrice dell'uomo. Questi, con tutte le sue possibilità vitali, e innegabilmente il centro dell'esperienza artistica dello scultore.

Ciò non vuol dire che la rappresentazione si esaurisca sulla soglia del figurativo o del verosimile, anzi, vuole abbracciare sempre più ad ampio raggio i vari aspetti del reale. Di quel reale che, ovviamente, comprende tutte le manifestazioni connesse all'esistenza umana, sogni e affini compresi. E per questo motivo che il linguaggio dell'artista, o per usare un termine più appropriato, lo stile, subisce con il passare del tempo una sorta di spoliazione delle notazioni realistiche di superficie.

Le ultime creazioni, Acqua o il Cerchio della vita ad esempio, mostrano una semplificazione formale, insieme ad una sublimazione concettuale dei temi prediletti. Mi sembra questa la via di quel processo decantatorio della materia che testimonia la crescita continua della ricerca di un artista. In altre parole: i concetti che lo scultore vuole esprimere si fanno nel corso del tempo più chiari ed essenziali alla sua mente, e nello stesso tempo, la forma artistica a loro collegata si modella di conseguenza. Perciò l'evoluzione artistica di Roggi si contempla non in una prospettiva cronologica, ma in una dialettica sincronica tra idea e rappresentazione. E questo e da sempre il nodo cruciale con il quale si misura chi fa arte: piegare la materia ai propri intenti, riducendo sempre più lo scarto tra i due termini.

Se anche la quadratura del cerchio non e possibile in tal senso, sicuramente la fatica spesa genera energia vitale, significato e nei casi più felici, dove lo scarto si fa minimo, bellezza. L'intenzione dell'artista, dice Roggi, una volta ultimata l'opera, svela solo parzialmente il concetto che questa vuole esprimere. L'opera d'arte e infatti in grado di raccontare molte più cose di quelle presenti nella coscienza dell'artefice al momento della realizzazione.

E per questa sua capacita narrativa, oltre che visionaria, che il fare arte di Andrea Roggi rientra in quella categoria, bistrattata ma mai fortunatamente perduta, di un'arte con fini etici. Un'arte in continuo movimento, che non si arrende al vuoto di pensiero, che non teme d'indagare il piano immateriale della vita umana, ma che si adopera nella ricerca di significati. Cosi se la vita non è quella che sembra, dato che molti piani del reale vi s'intersecano, si può ricorrere per meglio comprenderla anche ai sogni. Questi, che sono una parte essenziale della nostra esistenza, espressione di quanto da svegli non riusciamo a vedere, si materializzano in strutture ariose e dai molteplici punti di vista. Fiori di sogni allora, per non accontentarsi di un banale vivere.